Cinema

SE NE VA L'ULTIMO GRANDE DEL CINEMA ITALIANO: ADDIO A MARIO MONICELLI

SE NE VA L'ULTIMO GRANDE DEL CINEMA ITALIANO: ADDIO A MARIO MONICELLI

Addio a Mario Monicelli, l'ultimo grande del cinema italiano. Il regista, 95 anni, è morto suicida, precipitandosi  dal quinto piano dell'ospedale romano "San Giovanni". E' accaduto intorno alle 21. Era ricoverato da qualche tempo nel reparto di urologia, per un tumore alla prostata in fase terminale. Era in una stanza da solo. Non è stato trovato alcun biglietto. Il corpo è stato rinvenuto dal personale dell'ospedale, a pochi metri dall'ingresso del pronto soccorso, disteso in un vialetto, accanto ad alcune aiuole. Il reparto è presidiato dalle forze dell'ordine. Il padre del regista, Tomaso, scrittore e giornalista, si era suicidato, nel 1946.

Con Monicelli scompare l'ultimo testimone di una stagione gloriosa del cinema italiano. La sua è stata una vita dedicata al grande schermo: quasi un film l'anno, dall'esordio, giovanissimo, con I ragazzi della via Paal, nel 1934, fino a Le rose del deserto del 2006 e alla sua ultima opera, Vicino al Colosseo c'è Monti, un corto-documentario dedicato al rione nel quale viveva e presentato fuori concorso alla 65esima Mostra del cinema di Venezia. La notizia si è diffusa mentre era in onda l'ultima puntata di Vieniviaconme, su RaiTre. E molti telespettatori l'hanno appresa da Fabio Fazio: "Non posso andare avanti - ha detto il conduttore - devo dirvi che è morto Mario Monicelli. Lo avremmo tanto voluto qui, ma era malato e adesso non c'è più".
E' considerato il padre - con colleghi come Dino Risi, Luigi Comencini e Steno - della commedia all'italiana. Fra i suoi grandi successi, "Guardie e ladri" (due premi a Cannes nel '51), nel pieno del suo sodalizio con Totò; "I soliti ignoti" (nomination all'Oscar), "La Grande guerra" (1959) trionfatore a Venezia con il Leone d'oro; "L'armata Brancaleone" (1965). Sono gli anni dell'amicizia con Risi, degli scontri con Antonioni, del controverso rapporto con Comencini, del trionfo della commedia all'italiana e dei 'colonnelli della risata'.

Inventa Monica Vitti attrice comica in "La ragazza con la pistola" (1968); nel 1975 raccoglie l'ultima volontà di Pietro Germi che gli affida la realizzazione di "Amici miei". Nel 1977 recupera la dimensione tragica con "Un borghese piccolo piccolo". Seguono fra gli altri "Speriamo che sia femmina" (1985) e il feroce "Parenti serpenti" (1993) con cui dimostra di saper leggere le trasformazioni della società italiana con l'acume e la cattiveria di sempre. Recentemente aveva aderito alla protesta del mondo dello spettacolo contro i tagli alla cultura, incitando i giovani a ribellarsi per un futuro migliore. Si era lamentato che il cinema di oggi non riusciva a raccontare l'Italia come è, ma non ce l'ha fatta a guardare al suo futuro.
 

Fonte: Repubblica.it